martedì 31 marzo 2015

Convegno su piante esotiche invasive


Martedì 14 aprile 2015, dalle ore 9,00 alle 17,00, presso il Centro Incontri della Regione Piemonte (Corso Stati Uniti 23, Torino) si terrà il Convegno Piante esotiche invasive: dalla prevenzione alla gestione organizzato dalla Regione Piemonte e dal “Gruppo di Lavoro Specie vegetali esotiche”.

Il Convegno ha l’obiettivo di presentare gli aggiornamenti sulle problematiche causate dalle specie esotiche vegetali, in particolare da quelle invasive, e sulle principali modalità di prevenzione, gestione, lotta e contenimento, oltre a rendere note le recenti disposizioni della Comunità Europea volte a prevenire e a gestire l’introduzione delle specie esotiche invasive.
Il Convegno è rivolto a amministratori pubblici, professionisti e tecnici del settore, associazioni agricole di categoria, vivaisti, cittadini interessati a tali tematiche.

La partecipazione è gratuita con prenotazione obbligatoria (sino a esaurimento posti) all’indirizzo mail odaf.piemonte-valledaosta@conaf.it entro e non oltre il 9 aprile.

domenica 29 marzo 2015

ATTUALITA' - I periodi di riposo non goduti devono essere monetizzati


La mancata fruizione delle ferie deve essere indennizzata, anche se non dipende da esigenze di servizio. Lo ha precisato la Cassazione che, con la sentenza n. 18168 depositata lo scorso 26 luglio, ha confermato il pagamento, deciso dai giudici di merito, dell’indennità sostitutiva a favore di un dipendente di una Regione per un monte ferie non godute.

La vicenda è arrivata nelle aule di giustizia perché, a fronte della richiesta del dipendente, la Regione aveva negato il pagamento affermando, tra l’altro, che il contratto collettivo nazionale imponeva la monetizzazione solo delle ferie non godute per esigenze di servizio. Ma il tribunale, con un ragionamento condiviso anche dalla Corte d’appello, aveva accolto il ricorso del dipendente sottolineando il carattere irrinunciabile delle ferie.

La Regione non si è arresa e ha portato la vicenda in Cassazione, che, a sua volta, ha rigettato il ricorso. In particolare, i giudici hanno affermato il principio secondo cui, in relazione al carattere irrinunciabile del diritto alle ferie, se in concreto non siano effettivamente fruite, anche senza responsabilità del datore di lavoro, spetta al lavoratore l’indennità sostitutiva. Indennità, precisa la Corte, che ha, per un verso, carattere risarcitorio, in quanto idonea a compensare il danno costituito dalla perdita di un bene: il riposo con recupero delle energie psicofisiche, la possibilità di meglio dedicarsi a relazioni familiari e sociali, l’opportunità di svolgere attività ricreative e simili. Per altro verso, l’indennità costituisce erogazione anche di natura retributiva perché rappresenta il corrispettivo dell’attività lavorativa resa in periodo che, pur essendo di per sé retribuito, avrebbe invece dovuto essere non lavorato perché destinato al godimento delle ferie annuali, restando indifferente l’eventuale responsabilità del datore di lavoro per il loro mancato godimento.

Del resto, la Cassazione ha escluso che le clausole del contratto collettivo possano bloccare la monetizzazione delle ferie. Infatti, ha precisato l’estensore, in considerazione del carattere irrinunciabile delle ferie, la clausola del contratto collettivo, anche se esclude la loro monetizzazione, va interpretata nel senso che il dipendente ha il diritto al pagamento dell’indennità sostitutiva se la mancata fruizione non è dipesa da una causa a lui imputabile.

Una pronuncia in linea con la sentenza n. 16735 del 4 luglio 2013, con cui la Cassazione ha affermato che il fatto che il dipendente non abbia avanzato formale richiesta di ferie è indifferente ai fini della loro mancata fruizione e, quindi, per la conseguente monetizzazione. Una simile ipotesi, prevista eventualmente dal contratto collettivo, si pone in contrasto con l’articolo 2109 del Codice civile, secondo cui è il datore di lavoro che stabilisce le ferie e comunica al lavoratore il periodo stabilito per il godimento, tenuto conto delle esigenze dell’impresa e degli interessi del prestatore di lavoro.




domenica 15 marzo 2015

mercoledì 11 marzo 2015

Comunicato stampa UNCEM Piemonte

 

11 marzo 2015

FILIERA LEGNO IN PIEMONTE: UNA NUOVA LEGGE NECESSARIA PER SUPERARE LA BUROCRAZIA E RENDERE PRODUTTIVI 1 MILIONE DI ETTARI
Uncem disponibile a lavorare con la Regione a un nuovo testo normativo più snello dell’attuale. Unioni montane di Comuni i soggetti da coinvolgere per rendere le imprese più forti e competitive


Il settore forestale deve essere trainante per il Piemonte. 1 milione di ettari di bosco devono essere fonte di reddito e di sviluppo economico: gestione forestale attiva, certificazione del materiale estratto, pianificazione ventennale degli interventi, utilizzo plurimo del legno per scopi artigianali, industriali ed energetici, tutela del territorio grazie alla funzione ambientale protettiva del bosco, difesa dell’assetto idrogeologico dei versanti. Sono solo alcuni dei fronti sui quali porre l’attenzione. Lo deve fare la politica, la Regione, d’intesa con gli enti locali, in primis le Unioni montane di Comuni. Lo devono fare le imprese con le loro rappresentanze che nelle scorse ore hanno scritto alla Regione chiedendo maggiore attenzione per il settore. Uncem condivide molti dei temi sollevati da Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Confartigianato, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Cna e Areb. I numeri del settore che le associazioni di categoria evidenziano sono imponenti: oltre 100 milioni di euro il valore del materiale estraibile ogni anno senza intaccare il patrimonio storico, 2.000 nuovi posti potenziali di lavoro (dati Regione) lungo la filiera, 400 imprese professionali esistenti, almeno 30 aziende dell’indotto che producono in Piemonte macchine per il settore ad alto valore aggiunto tecnologico, esportate in tutt’Europa. Eppure, oggi sono gestite meno del 20% delle foreste piemontesi, meno del 5% sono certificate. Problemi che Uncem vuole affrontare con tutti i soggetti portatori di interesse, a partire dalla Regione e dall’Ipla, braccio operativo unico in Italia.

Quattro i punti sui quali mettersi subito al lavoro:
  1. La stesura di una nuova legge forestale regionale - superando la legge 4 del 2009 - che elimini la burocrazia, renda il patrimonio forestale più semplice da gestire e più semplice l’entrata in bosco, agevoli la formazione, gli investimenti, le imprese del settore facendole crescere (oggi la maggior parte è familiare o poco più), riconosca il ruolo delle Unioni montane di Comuni come soggetti promotori dello sviluppo a partire dal legno. Parallelamente è necessaria una legge per incentivare il superamento della parcellizzazione e della frammentazione fondiaria: solo in montagna, in Piemonte, abbiamo 5 milioni di particelle catastali: le associazioni fondiarie a livello comunale o di Unione permetterebbero in modo snello e veloce di superare questo blocco strutturale all’uso dei boschi e dei pascoli.
  2. La nascita in tempi rapidi dell’Agenzia forestale regionale, che permetta di utilizzare di più e meglio il sistema degli operai forestali regionali, senza aumento della spesa pubblica, sotto la guida dei tecnici specializzati dell’Ipla, pilastro dell’Agenzia, capace di pianificare d’intesa con i funzionari regionali del settore.
  3. La creazione di un cluster regionale di imprese che permetta un migliore utilizzo della risorsa, rendendola più appetibile sul mercato, più remunerata, capace di vincere la concorrenza di altri Paesi. Oggi il Piemonte, nonostante il milione di ettari di foreste, è tra le Regioni che importano più legno, sia per uso energetico (dal pellet ai tronchetti da caminetto), sia da costruzione. Un marchio per il legno piemontese, collegato all’opportuno sigillo Pefc per le foreste, consentirebbe di usare migliaia di metri cubi di legno locale anche per la costruzione e la ristrutturazione di immobili (case, ma anche stalle, alberghi, scuole) che non consumano energia (sulla base del protocollo CasaClima, ad esempio). La programmazione comunitaria consente studi e ricerche in questa direzione.
  4. Migliorare l’uso energetico del legno di scarto, come Uncem ha sempre proposto, con impianti solo termici (caldaie) anche negli enti pubblici, o cogenerative (per produrre energia elettrica e termica) di piccola taglia: non inquinano, non sono impattanti, riducono i consumi e sono alla base di una “valle smart”, di distretti energetici autonomi nelle aree montane, di un percorso green virtuoso che altri Stati europei come Austria, Svizzera, Germania e Danimarca hanno già fatto.

Le associazioni di categoria – afferma Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – sollevano sfide che Uncem registra da diversi anni. Insieme possiamo lavorare sui fronti descritti e su altri. La Regione deve guidare questo percorso, nuovo, moderno e sussidiario. Imprese ed enti locali faranno la loro parte, con proposte e soluzioni ai problemi, anche per utilizzare bene i bandi e i fondi del Piano di sviluppo rurale 2014-2020”.

lunedì 9 marzo 2015

Stagione 2015

Con ogni probabilità, la data prevista per l'inizio della stagione 2015 sarà il 7 aprile,
martedì dopo pasquetta. Salvo variazioni organizzative squadra per squadra.