11
marzo 2015
FILIERA
LEGNO IN PIEMONTE: UNA NUOVA LEGGE NECESSARIA PER SUPERARE LA
BUROCRAZIA E RENDERE PRODUTTIVI 1 MILIONE DI ETTARI
Uncem
disponibile a lavorare con la Regione a un nuovo testo normativo più
snello dell’attuale. Unioni montane di Comuni i soggetti da
coinvolgere per rendere le imprese più forti e competitive
Il
settore forestale deve essere trainante per il Piemonte.
1
milione di ettari di bosco
devono essere fonte di reddito e di sviluppo economico: gestione
forestale attiva, certificazione del materiale estratto,
pianificazione ventennale degli interventi, utilizzo plurimo del
legno per scopi artigianali, industriali ed energetici, tutela del
territorio grazie alla funzione ambientale protettiva del bosco,
difesa dell’assetto idrogeologico dei versanti. Sono solo alcuni
dei fronti sui quali porre l’attenzione. Lo deve fare la politica,
la Regione, d’intesa con gli enti locali, in primis le Unioni
montane di Comuni. Lo devono fare le imprese con le loro
rappresentanze che nelle scorse ore hanno scritto alla Regione
chiedendo maggiore attenzione per il settore. Uncem condivide molti
dei temi sollevati da Fedagri Confcooperative, Legacoop
Agroalimentare, Confartigianato, Coldiretti, Cia, Confagricoltura,
Cna e Areb. I numeri del settore che le associazioni di categoria
evidenziano sono imponenti: oltre 100
milioni di euro il valore del materiale estraibile ogni anno senza
intaccare il patrimonio storico, 2.000 nuovi posti potenziali di
lavoro
(dati Regione) lungo la filiera, 400 imprese professionali esistenti,
almeno 30 aziende dell’indotto che producono in Piemonte macchine
per il settore ad alto valore aggiunto tecnologico, esportate in
tutt’Europa. Eppure, oggi sono gestite meno del 20% delle foreste
piemontesi, meno del 5% sono certificate. Problemi che Uncem vuole
affrontare con tutti i soggetti portatori di interesse, a partire
dalla Regione e dall’Ipla, braccio operativo unico in Italia.
Quattro
i punti sui quali mettersi subito al lavoro:
- La stesura di una nuova legge forestale regionale - superando la legge 4 del 2009 - che elimini la burocrazia, renda il patrimonio forestale più semplice da gestire e più semplice l’entrata in bosco, agevoli la formazione, gli investimenti, le imprese del settore facendole crescere (oggi la maggior parte è familiare o poco più), riconosca il ruolo delle Unioni montane di Comuni come soggetti promotori dello sviluppo a partire dal legno. Parallelamente è necessaria una legge per incentivare il superamento della parcellizzazione e della frammentazione fondiaria: solo in montagna, in Piemonte, abbiamo 5 milioni di particelle catastali: le associazioni fondiarie a livello comunale o di Unione permetterebbero in modo snello e veloce di superare questo blocco strutturale all’uso dei boschi e dei pascoli.
- La nascita in tempi rapidi dell’Agenzia forestale regionale, che permetta di utilizzare di più e meglio il sistema degli operai forestali regionali, senza aumento della spesa pubblica, sotto la guida dei tecnici specializzati dell’Ipla, pilastro dell’Agenzia, capace di pianificare d’intesa con i funzionari regionali del settore.
- La creazione di un cluster regionale di imprese che permetta un migliore utilizzo della risorsa, rendendola più appetibile sul mercato, più remunerata, capace di vincere la concorrenza di altri Paesi. Oggi il Piemonte, nonostante il milione di ettari di foreste, è tra le Regioni che importano più legno, sia per uso energetico (dal pellet ai tronchetti da caminetto), sia da costruzione. Un marchio per il legno piemontese, collegato all’opportuno sigillo Pefc per le foreste, consentirebbe di usare migliaia di metri cubi di legno locale anche per la costruzione e la ristrutturazione di immobili (case, ma anche stalle, alberghi, scuole) che non consumano energia (sulla base del protocollo CasaClima, ad esempio). La programmazione comunitaria consente studi e ricerche in questa direzione.
- Migliorare l’uso energetico del legno di scarto, come Uncem ha sempre proposto, con impianti solo termici (caldaie) anche negli enti pubblici, o cogenerative (per produrre energia elettrica e termica) di piccola taglia: non inquinano, non sono impattanti, riducono i consumi e sono alla base di una “valle smart”, di distretti energetici autonomi nelle aree montane, di un percorso green virtuoso che altri Stati europei come Austria, Svizzera, Germania e Danimarca hanno già fatto.
“Le
associazioni di categoria – afferma Lido Riba, presidente Uncem
Piemonte – sollevano sfide che Uncem registra da diversi anni.
Insieme possiamo lavorare sui fronti descritti e su altri. La Regione
deve guidare questo percorso, nuovo, moderno e sussidiario. Imprese
ed enti locali faranno la loro parte, con proposte e soluzioni ai
problemi, anche per utilizzare bene i bandi e i fondi del Piano di
sviluppo rurale 2014-2020”.
"Parallelamente è necessaria una legge per incentivare il superamento della parcellizzazione e della frammentazione fondiaria: solo in montagna, in Piemonte, abbiamo 5 milioni di particelle catastali......"
RispondiEliminaCioè?
FF