martedì 4 marzo 2014

Dissesto idrogeologico nel Novese (AL)


Gli scienziati parlano di riscaldamento globale, di clima impazzito. I meteorologi di bombe d’acqua, di tropicalizzazione del mar Mediterraneo.
Le associazioni ambientaliste da tempo hanno puntato il dito contro il dissesto idrogeologico e la cementificazione selvaggia, che riduce la capacità del terreno di assorbire la pioggia. Il nostro Paese, a ogni evento meteo “estremo”, sprofonda in un mare di fango e di polemiche. Scarsa la prevenzione, scarsa la capacità di controllo e di gestione del territorio, alla fine ci si ritrova a spendere le poche risorse a disposizione per interventi di emergenza che lasciano il tempo che trovano. Ne sono un esempio gliallagamenti menti che si sono verificati in Piemonte (soprattutto nelle provincia di Alessandria) il 25-26 dicembre 2013 e tra il 17 e il 19 gennaio di quest’anno. Pochi giorni fa, la Regione Piemonte ha diffuso un rapporto sui danni che le piogge di quei giorni causarono un po’ dappertutto.
Lo scopo? Migliorare le opere di difesa del suolo? Forse. Per ora, però, il dossier elaborato dalla Direzione Opere Pubbliche servirà soprattutto a sostenere la causa del Piemonte, che ha chiesto al governo la dichiarazione dello stato di emergenza per quegli eventi. Servirà, cioè, a chiedere soldi
per il ripristino delle strutture danneggiate.
La relazione, dunque, è tutta incentrate sui danni causati dal passaggio della perturbazioneatlantica Dirk e sui necessari interventi della Protezione Civile. I tecnici della Regione ripercorrono quei momenti: si comincia con il 26 dicembre, quando a Fresonara si segnala il cedimento dellasponda del rio Acqua Nera, mentre l’Orba a Basaluzzo superava la soglia di attenzione. A Fraconalto una frana
si portava via decine di metri della strada comunale Frecce-Tegli, isolando due frazioni, e a Molini saltavano i collegamenti telefonici. Frane anche
sulla provinciale delle Capanne di Marcarolo, a Bosio, Mornese a Voltaggio,in località Ruzzo. A Gavi veniva evacuata la casa del custode del Lago Cortese a rischio allagamento, e chiusoil guado per Bosio-Parodi.
Tanti i danni che si vennero a creare anche in val Borbera. A Sorli, frazione di Borghetto, una frana di crollo aveva coinvolto un’abitazione causando fortunatamente solo danni al tetto, ma costringendo la famiglia allo sgombero.
Sempre una frana aveva interessato la provinciale tra Borghetto e Garbagna. A Vignole, la frana lungo la comunale Variano-Castello, già chiusa al traffico, si era ulteriormente ampliata mettendo a nudo una tubatura dell’acquedotto.
A Cantalupo, segnalati problemi lungo la strada comunale Prato-Vendersi in sponda destra del torrente Rivanaro. A Grondona movimenti franosi lungo la sponda del torrente Dorzegna, lungo la strada comunale Sasso-Lemmi e sulle strade comunali Sezzella e Formighezzo.
Cantine allagate a Borghetto Borbera per innalzamento della falda. A Novi Ligure ad esempio si era allagato un caseggiato dell’Atc di via Ovada per l’intasamento di un collettore fognario. 
Problemi ai sottopassi e sulla strada provinciale per Cassano-Villalvernia.
A Basaluzzo era stata chiusa per allagamento la strada provinciale per Predosa e a Cassano Spinola era stata chiusa la provinciale che porta a Stazzano. Sempre a Stazzano, frane in località Mulino di Sotto con
ostruzione del Rio Vargo e lungo la strada comunale della Capanna.
Come si diceva, una lunga elencazione di danni. Dalla quale però la Regione ha provato almeno a trarre qualche conclusione. Ad esempio, quella che «la vulnerabilità del territorio è confermata soprattutto in concomitanza di intenso utilizzo dei suoli».
Per quanto riguarda l’alessandrino, c’è un problema in più: le frane continuano lentamente a muoversi e la misura reale dei danni «sarà pienamente valutabile solamente nei due-tre mesi a venire». Le cosiddette frane “a cinematica lenta” «non comportano generalmente condizioni di rischio per le persone, ma gli effetti sugli abitati, le infrastrutture e le reti viarie, potrebbero rivelarsi gravi».
Infine il capitolo soldi. La Regione Piemonte infatti spiega che «nella gran parte dei casi gli oneri necessari per il ripristino delle infrastrutture danneggiate e la mitigazione del rischio per le popolazioni trascendono le capacità economiche delle singole amministrazioni. Come noto, infatti, i comuni piemontesi, hanno dimensioni, popolazione, e di conseguenza risorse, estremamente limitate». 

Una posizione condivisa dall’assessore provinciale ai lavori pubblici, il novese Graziano Moro: «Il Nord Ovest è in dissesto idrogeologico, credo sia il caso di chiedere a Renzi di stoppare il finanziamento per il secondo lotto dei lavori del Terzo Valico e di impegnare quei soldi per riassestare il territorio». «Le Regioni non hanno più il becco di un quattrino», ha concluso Moro.
Più chiaro di così.

  fonte: il Novese

2 commenti:

  1. Non disperi per la probabile delusione sig. Moro.Un giorno anche il senno tornerà di moda.

    FF

    RispondiElimina